Psicologo e psicoterapeuta Napoli: Dott.ssa Ornella Mazzoni

Disturbo evitante di personalità

disturbo evitante di personalitàPSICOLOGO NAPOLI: CHE COS’E’ IL DISTURBO EVITANTE DI PERSONALITA’?

Il Disturbo Evitante di Personalità (DEP) è caratterizzato dal timore eccessivo della disapprovazione, della critica e dell’esclusione da parte degli altri. La conseguenza è una notevole restrizione del numero di amici e conoscenti e di occasioni relazionali, delle quali vengono sempre enfatizzati i possibili aspetti negativi. Nel Disturbo Evitante di Personalità è riscontrabile una condizione di preminente “disagio e ansia sociale” ed una marcata tendenza a svolgere una vita routinaria che ponga questi soggetti al riparo dai potenziali rischi costituiti dalla novità. Per poter vivere sensazioni positive e gratificanti, anche se momentanee, i soggetti con Disturbo Evitante di Personalità coltivano interessi ed attività solitarie (es. musica, lettura, chat).

Nel Disturbo Evitante di Personalità il ritiro sociale, sebbene protegga la persona dall’ esporsi e dallo sperimentare il malessere dell’inferiorità, del senso di inadeguatezza, del senso di esclusione conduce, alla fine, ad una esistenza priva di stimoli, triste, con un visibile senso di vuoto.
L’umore depresso o le crisi di panico sono le motivazioni che possono spingere il soggetto affetto da Disturbo Evitante di Personalità a richiedere un intervento psicologico.

Nel Disturbo Evitante di Personalità lL’abbassamento del tono umorale può diventare molto serio e sfociare, addirittura, in idee di suicidio. Per affrontare il malessere legato alla depressione, a volte i pazienti affetti da  Disturbo Evitante di Personalità possono abusare di sostanze (alcool, droghe, psicofarmaci ecc…)

 Come si manifesta il Disturbo Evitante di Personalità (DEP)?

Gli aspetti centrali del Disturbo Evitante di Personalità (DEP) possono essere così riassunti:

  • rappresentazione di Sé caratterizzata da un senso di inadeguatezza, inettitudine, inferiorità, non amabilità, impaccio, diversità ed estraneità;
  • rappresentazione dell’Altro come giudicante, rifiutante, costrittivo, umiliante;
  • difficoltà a trovare elementi di condivisione con l’altro;
  • difficoltà ad identificare gli stati mentali ed emotivi propri ed altrui a partire da stati somatici, espressioni facciali e comportamentali;
  • estrema sensibilità a sperimentare sentimenti di imbarazzo e vergogna;
  • difficoltà a riconoscere le cause che determinano le proprie emozioni;
  • difficoltà a distinguere tra le proprie rappresentazioni interne delle relazioni sociali e la realtà esterna;
  • difficoltà a costruire una rappresentazione matura e articolata della mente dell’altro al posto dell’immagine ricorrente dell’altro come critico e rifiutante, e oppressivo;
  • limitate competenze sociali;
  • relazioni interpersonali rare o legate ad obiettivi specifici;
  • evitamento di relazioni intime, sessuali o sentimentali;
  • scarsa capacità di adattamento a nuove situazioni interpersonali e sociali.

Quali sono le cause del Disturbo Evitante di Personalità (DEP)?

I soggetti che sviluppano un Disturbo Evitante di Personalità (DEP) spesso hanno avuto genitori:

  • umilianti
  • rifiutanti
  • ridicolizzanti
  • inflessibili e particolarmente interessati a fornire un’immagine sociale impeccabile.

La poca cura dei genitori, gli atteggiamenti costrittivi e sprezzanti non hanno favorito lo sviluppo dell’intelligenza emotiva, intesa come la capacità di riconoscere in se stessi e negli altri gli stati emotivi e ad utilizzarli per la risoluzione di problematiche riguardanti la routine quotidiana.

Il Disturbo Evitante di Personalità (DEP) può anche essere causato dall’uscita da un ambiente familiare caldo, accudente e protettivo e dall’inserimento in un contesto extra-familiare aggressivo, denigrante e giudicante.

In cosa consiste il trattamento psicoterapeutico del Disturbo Evitante di Personalità (DEP)?

Per il trattamento del Disturbo Evitante di Personalità si sono rilevati efficaci trattamenti psicoterapeutici individuali e di gruppo. I pazienti affetti da Disturbo Evitante di Personalità possono trarre vantaggio da:

  •  Terapia Cognitivo Comportamentale in particolare dai processi di ristrutturazione cognitiva volti a modificare gli errori di ragionamento contenuti nei loro pensieri e gli schemi disfunzionali che sono alla base del comportamento evitante;
  •  Tecniche comportamentali come, ad esempio, la desensibilizzazione sistematica, l’esposizione in immaginazione o in vivo e i training di rilassamento, che aiutano i pazienti a disconfermare le loro aspettative catastrofiche e a tollerare e gestire eventuali episodi di disapprovazione o rifiuto;
  •  Training sull’assertività e sulle abilità sociali consento l’acquisizione di specifiche conoscenze e strumenti volti a fronteggiare svariate situazioni e a favorire relazioni interpersonali positive.

Talvolta risulta utile integrare al lavoro individuale l’utilizzo dei gruppi di social skills training improntati allo sviluppo delle competenze sociali, ma solo nella fase finale del trattamento.

La persona che soffre di Disturbo Evitante di Personalità ha bisogno di lavorare, spesso a lungo, con il terapeuta individuale per rappresentarsi se stesso e la mente degli altri in modo più articolato e meno minaccioso.

Nel momento in cui tali abilità saranno acquisite e gli stati di timore del giudizio meglio modulati, il paziente potrà beneficiare del gruppo per potenziare il decentramento (la capacità di comprendere i punti di vista altrui), per ottenere informazioni dagli altri pazienti sul proprio stile comunicativo e per costruire un senso di appartenenza e di collaborazione insieme agli altri pazienti del gruppo.

Presso lo studio della Dottoressa Ornella Mazzoni – Psicologo Napoli – si effettua psicoterapia individuale e di gruppo, laddove si raggiunga il numero, per il trattamento del Disturbo Evitante di Personalità.

Il Trattamento farmacologicodel Disturbo Evitante di Personalità (DEP)

Varie classi di psicofarmaci, come gli antidepressivi di tipo triciclico (TCA), gli inibitori delle Mono-Amino-Ossidasi (IMAO), gli inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRI) e gli inibitori duali di serotonina e noradrenalina (SNRI), possono essere utili nel ridurre la sensibilità individuale al timore del rifiuto, della critica e ai sentimenti di imbarazzo e vergogna. Le benzodiazepine (BDZ) sono indicate per il trattamento di stati ansiosi o di panico, nervosismo e tensione causati dal dover far fronte a situazioni sociali solitamente evitate. I β-bloccanti si sono rilevati efficaci per gestire l’iperattività del Sistema Nervoso Autonomo (sudorazione, tremori, arrossamenti, ecc.) che si manifestano quando si affrontano situazioni temute.

[DISPLAY_ULTIMATE_SOCIAL_ICONS]

Vai alla pagina contstti, compila il form e verrai ricontattato

ALCUNI GIUDIZI DEI PAZIENTI

  • Grazie alla Dottoressa Mazzoni, nostro figlio ha fatto grandi miglioramenti! Grazie Dottoressa
  • Per tanti anni ho convissuto con l'ansia pensando di non poterci fare nulla. Oggi ho capito che si può imparare a gestirla. Grazie Dottoressa
Contatta la Dott.ssa Mazzoni